9.12.11

“Anselm Kiefer Salt of the Earth / Emilio Vedova ...in continuum” @ Fondazione Emilio Vedova, Venezia 01.06.2011/30.11.2011



Articolo di Paolo Meneghello: (...) Passiamo ora all’installazione “Das Salz der Erde” (“Il Sale della Terra”, che dà nome alla mostra, n.d.r.). In essa il processo di elettrolisi ha portato le lastre di piombo a ricolorare di verde veronese le loro immagini fotografiche. In chiave percettiva, gli elementi naturali dell’aria e dell’acqua si confonderebbero fra di loro. Vediamo una sorta di verde “celestiale”. Le immagini paesaggistiche non potrebbero rinunciare a costruirsi sulla prospettiva della terra. 
Con l’elettrolisi, questa giunge a “risplendere” in modo innaturale (come se fosse… “solare”, forse!), nella lucidatura d’un tono ramato. Pure la terra si mescolerà all’acqua ed al cielo,“dissociate” nel… “fuoco” d’una corrente vitalistica.
Per il filosofo Deleuze, il tempo si può sintetizzare… “passivamente” (avendo l’universalizzazione essenziale solo nella “profondità” di se stesso, non verso la “pretestuosa” risalita all’astrazione concettualistica, inevitabilmente più nostra che sua), almeno in tre casi. Nel primo, percepiamo ladurata: ogni singolo istante si ripete… per successione
Deleuze scrive che così la temporalità si contrae di continuo. Il presente dura, perché si succede. La seconda sintesi passiva del tempo si basa sulla memoria. Essa è ciò che consente al presente di succedersi (contrarsi). 
La memoria ha la funzione di “incastrarlo” in se stesso. Ogni istante è nel contempo sia presentesia presente… già passato. La memoria funziona parimenti. Per noi, qualcosa di ricordato è sempre presente nel  suo trapassare. La terza ed ultima sintesi passiva del tempo per Deleuze rientra nella fenomenologia dell’evento (accadere). La dimensione del presente è… “fluttuante”. Essa ha una profondità che possiamo solo rammemorare. Se il presente è già passato, significherà che accade. Il tempo “girerebbe intorno” a se stesso: ma nella profondità della memoria, anziché nella linearità della durata. Con la sua terza sintesi passiva, quello per Deleuze rievoca l’eterno ritorno dell’eguale, da una suggestione di Nietzsche. (...)